martedì 29 gennaio 2013

Mai uguale



Sono nata con un solo nome e un solo cognome ma di quest'ultimo non ne andavo molto fiera da piccola e quando mi sentivo chiamare nascondevo nel collo del maglione la faccia senza voltarmi.
Crescendo ho modificato le cose.

Da minorenne ho seguito l'insostenibile trasformazione dell'essere diventando quella che sono cercando il mio profilo nei personaggi da interpretare.

Tutto è cominciato quando un giorno, per gioco ho parlato a me stessa:
E se provassi io ad essere loro, ad essere gli altri...
Sono andata avanti una vita a recitare a soggetto in cerca di autore e ho trovato risposta nel teatro così carnale come l'uomo e nella musica, così impalpabile come il pensiero.
Due colossali modi di essere che prendono vita su un palco di legno.
L'ho fatto. Lo faccio. Provo a diventare un coccio un frammento una scheggia una briciola degli altri: per piangere senza vergogna per uccidere senza peccato per cedere all'ira e per diventare immortale e per morire sempre, per spogliarmi senza pudore e per impazzire beatamente senza voler tornare indietro, lo faccio per amare senza fine per rinascere ogni volta sempre nuova, mai uguale.

'Non sono io se non mentissi' lo ripeto volentieri cercando un verità nello specchio e nel copione.

La mia storia in questo momento è scritta nei miei nomi e cognomi che porto: libertà, sabbia e passato incancellabile.
La mia storia è anche quello che sono e quello che penso dentro e fuori di me.
Essere o apparire sono due gambe di un unico pensiero mai uguale nei momenti del tempo.
Essere o apparire procedono insieme nelle parole che ogni giorno attraversano il mio cuore, la mia mente, la mia lingua raggiungendo l'altra me che si riflette negli altri al di là del mio naso, nelle cose che vedo, nelle cose che vivo.


Questo post partecipa al blogstorming
Tema del mese: Essere o apparire?
Per capirne di più vai su:
http://genitoricrescono.com/tema-del-mese-essere-vs-apparire/

7 commenti:

  1. Anonimo18:23

    Le paure, la timidezza, il senso dell'inapropriatezza di me medesimo davanti agli altri, davanti ai giudizii delle persone sono stati elmenti familiari della mia gioventù di adolescente.
    Spesso si associavano ad un senso di paura che si rifletteva nel calcolare bene le paure, le modalità di comportamento, la paura che tutto uscisse fuori.
    Sai vivere l'omosessualità da adolescente ti mette di fronte a scelte da fare, a comportamenti appunto studiati per non turbare chi ti osserva o chi ti giudica.
    A volte la timidezza si componeva nel desiderio di piacere e dalla paura di non riuscirci.
    Con il tempo e con l'esperienza del vivere credo che ognuno di noi acquisti quella forza, quella autorevolezza di imposizione caratteriale che ti permette di andare oltre ai pregiudizi e di vivere serenamente con se stessi, che poi è la cosa a cui aspiriamo tutti.


    Un abbraccione fortissimo
    Giovanni

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    1. Parafrasando quello che dici tu:
      " A volte la timidezza si componeva nel desiderio di piacere e dalla paura di non riuscirci."
      A volte la timidezza che si compone nel desiderio di piacere e dalla paura di non riuscire.
      La porto al presente perché mi sento ancora qui, sempre in discussione.

      Distanti eppure così vicini, grazie per aver scritto di Te, qui.

      Ovviamente ricambio l'abbraccione!

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  2. Anonimo15:53

    Una volta invidiavo quelli che apparivano perfetti, nel vestire, nelle amicizie, nella scuola e per me che ero molto impacciata, poco perfetta, molto al naturale e pure grassoccia, era veramente difficile. In più avevo anche la situazione familiare che era 'diversa' e all'epoca pesava. Oggi comprendo, che molte, ma molte persone che appaiono come ho descritto, sono false prima di tutto con se stesse. La mia vita mi ha insegnato che la verità non puó essere celata e prima o poi viene a galla. Ho capito che chi si fa vedere per quello che è, malgrado tutto non mi delude mai, chi invece vuol apparire, alla fine non fa per me. Ancora oggi a volte ci rimango male, quando incontro persone che credo amiche e che invece si rivelano false. Ho compreso che chi si comporta così lo fa con tutti e agisce di conseguenza alla paura di rimanere solo. E forse è la fine che fa, o forse è quella che faccio io o chi la pensa come me. Certo è mi sono scottata molto in passato e ne sono uscita un pó spelacchiata, ora mi auguro di essere sempre ció che sono e di non giudicare mai chi è diverso o non la pensa come me.
    Ma questo mio pensiero è solo un punto di vista, in quanto 'essere o apparire' puó essere inteso anche in modo diverso.
    Frà, che post difficile, ma stimolante. Baci Irene

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    1. Eheh.. cara Irene, sapevo dell'argomento immenso e "ostico" allo stesso tempo ma ho voluto tentare ugualmente... però vedo che anche tu hai scritto cose interessanti su di te!

      Comunque scavare in noi stessi, conoscere e dare un nome ai sentimenti può soltanto portarci a profonde riflessioni creando occasione di guardarci serenamente e ripartire da un punto di vista più.. non so come dire... (perché sereno l'ho già detto) (e non vorrei usare la parola "maturo" che non mi piace molto) ecco! Più cosciente, e forse "domani" sapremo un millesimo di più di oggi. Forse. (parlo per me ovviamente)

      Lasciati dire anche te "Grazie" per aver commentato questo post ;)
      Lafra

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  3. interessante e ghiotto il tema, sono nuova, ma penso che la consapevolezza dell'essere o apparire possa arricchirci e farci vivere liberamente e senza ipocrisia, non possiamo dire noi non indossiamo mai una maschera ma se siamo consapevoli, è un gioco che serve in una data situazione...a presto
    http://mammeseparatefelici.blogspot.it/

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    1. Vero! (potessi avere costantemente questa sana consapevolezza...)
      Comunque questo "temone" era davvero difficile... non trovi?
      Speriamo che Blogstorming proponga in un'idea più traqui!!! ^_^

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