venerdì 16 novembre 2012

Dammi solo un minuto


'fai l'esame tranquilla. Non ti preoccupare di niente. Fallo per lei, perché sarà fiera di te'
mi dicevano con la voce rotta mentre i kilometri mi dividevano dalla mia nonna che moriva velocemente. Mentre tutto doveva andare avanti e io dovevo vivere un giorno "importante".
'Ok. Cosa faccio. Cosa faccio. Lascio tutto e li raggiungo a Milano.. o faccio questo cazzo di esame..Oggi ci provo. Porto fuori questa faccia. Perché bisogna aver coraggio a portarla in giro.'



Terzo esame di canto e una commissione che si aspetta il meglio da te. E tu? non importa perché non ce la fai a pensare. Metti questo cazzo di pilota automatico e canta.
'Ok..' Mi ripeto
'Ce la posso fare..'
Tiro un respiro e ingoio saliva. Tanta saliva. Quanta più ne posso.
Chiudo con forza l'antina a specchio sopra il lavandino (perché, sì, è anche colpa sua se il mondo è finito) e mi guardo un ultima volta. Esco di casa. Nervosa. Inconsistente nelle ossa.
Il pullman che mi porta in città scivola sulla strada ghiacciata e alla fermata, quasi mi investe. Ma non lo fa. 'Peccato..'
Salgo. Ho la gola secca e la puzza di nafta nella trachea. Mi viene da vomitare. Il viaggio consiste nel guardare il sedile grigio davanti a me. Non sento i colori. Oggi.

Scendo. Arrivati. Ho voglia di scappare. Guardo la stazione di ferro, sporca e bagnata. Nevica. Cosa faccio.
Sento di doverla raggiungere ma allo stesso tempo sarebbe inutile. Se n'è già andata eppure la sento ancora qui, su questa terra. Quanto tempo ci impiega l'anima a lasciare la terra?

'io prendo il treno e vengo da te. Sì. Lo prendo..' dice la vocina dentro di me 'io pren..io...io...cosa faccio..cosa...faccio..' e piango da sola su una panchina fredda.
Mentre la voce dell'altoparlante:
BINARIO DUE- TRENO IN PARTENZA PER MILANO'
E lampeggia il segnale arancione "in partenza" sul tabellone dei binari.
Un minuto. Scegliere in un minuto.

Superai l'esame. Quel treno non lo presi mai, e piansi tutta la notte.

1 commento:

  1. Accidenti, ho fatto fatica a non commuovermi leggendo questo post. Ero lì mentre piangevi e le tue parole mi hanno restituito quella notte, come un boomerang sulla nuca. Posso solo dirti, oggi come allora, che avresti pianto lo stesso, quella notte... anche se avessi preso il treno.

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