venerdì 15 novembre 2013

L'incubo



E sarà la gravidanza e il nono mese non so... giunta a termine non dormo più di notte (almeno quattro volte mi alzo...) e poi continuo a fare questi incubi del tipo che sò: onde anomale che travolgono ogni cosa (vedi nelle filippine che è successo...) oppure terremoti che ingoiano palazzi.

Però l'altra notte ne ho fatto uno che paragonato ai disastri naturali m'ha spaventata ancora di più:

Eravamo io e mio figlio di tre anni, camminavamo a passo spedito su un ponte che non finiva mai. Faceva freddo e brinava. Era l'alba invernale, di quelle ghiacciate e ancora buie.
Non eravamo vestiti adeguatamente, il maglione di lana bagnato era l'unica cosa che scaldava.
Il fiato fumava dalle nostre labbra rotte e le lacrime di Giovanni grondavano senza pace.
Lo strattonavo arrabbiata e sconfitta perché non sapevo dove stavo andando e cosa stavo facendo.
Sentivo la sua manina ghiacciata e il suo pianto a singhiozzi.
Andavo verso una meta sconosciuta.
Piangevo.
Era accaduto.
L'unica cosa che non avrei mai voluto.

Poi l'incubo svanì e ti accarezzai il viso.
"Buongiorno, amore mio" e forte, mi alzai.



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